L'idea di un simposio sul pontificato di Paolo VI partì dalla constatazione, il giorno dei suoi funerali, il 12 agosto 1978, secondo cui la realtà effettiva del pontificato doveva essere diversa dalle interpretazioni in segmenti forniti all’interno del suo pontificato. L’affinità delle analisi condotte sul tempo e sull'esistenza di numerosi testimoni ha portato a tentativi di dialogo tra opinioni e giudizi per studiare, in seguito, la storia della Chiesa nel ventesimo secolo. Questa conferenza è, tuttavia, solo una piccola parte di un argomento più ampio. Testimoni e storici contemporanei hanno così ricevuto l'onere di un dovere di confessione e di ritiro. La storia di un pontificato e quella della Chiesa sono unite. Nel caso del pontificato di Paolo VI, sono singolarmente collegate, poiché l'incontro del Concilio Vaticano II di Giovanni XXIII autorizzò il mondo moderno ad aspettarsi dalla Chiesa una risposta, tra l'altro, alla crisi dei valori occidentali che ha caratterizzato gli anni Sessanta e che è stata emblematica della complessa e fragile nozione di "modernità". Non si può parlare di esaminare le relazioni tra la Chiesa e il mondo moderno sotto il pontificato di Paolo VI.  Tali relazioni non sono limitate da questo quadro cronologico. Dall'altra parte, possiamo partire dall'idea che la modernità ha posto a G.B. Montini-Paolo VI la questione dello stile di una "rottura" con la tradizione e il problema del confronto tra il rifiuto della tradizione nel mondo e la Tradizione nella Chiesa. Il simposio su "Paolo VI e la modernità nella Chiesa" valuta quindi la nozione di crisi nella Chiesa partendo da una biografia.